Djali

Sono nato in una famiglia di musicisti, mio padre cantava e mia madre cantava, eravamo una famiglia di griot. Amo la musica perché sono cresciuto ascoltando musica. Ci sono alcune difficoltà, ma mi trovo bene qui in Italia.
Il mio sogno è aprire una scuola di musica, per aiutare la gente in difficoltà o che non ha niente. Oppure aprire una farmacia. Penso sempre alla gente che non ha niente. Voglio rendermi utile.

Djelimakan Kanoute si inserisce nella tradizione dei Djeli, noti anche col termine francese Griot. Una tradizione secolare di cantastorie rispettati per il loro ruolo chiave nel trasmettere la conoscenza, la storia e i valori fondanti della società del Mali.
Nel caso di Djali, una tradizione bruscamente interrotta dal destino, che l’ha infine portato qui in Sicilia dove, non appena ha avuto l’opportunità, ha interpretato con la sua voce profonda tematiche impegnative e più che mai attuali.

Saya

Un canto profondo, una preghiera, in ricordo dei propri genitori, ambedue musicisti.

Mayoumako

È una cosa strana. Il viaggio, il deserto, il mare, la vita in Italia. È una cosa strana