In un dialogo immaginario con la madre, Big Top si interroga su che comportamento tenere nella vita e su come i valori che gli sono stati tramandati si scontrino con la fragilità della propria condizione.
Un’alternanza afro-funky di situazioni ritmiche si dispiega mentre vengono cantate e narrate situazioni radicalmente diverse ma co-presenti nella sua vita: dalla spensierata felicità (Sono così felice nella mia vita, cammino come un treno che non si ferma, non si fermerà mai
) alla sofferenza dell’isolamento (Urlo come un orso, ma nessuno mi ascolta
), dalla voglia di indipendenza (Lavoro solo per il mio futuro, non voglio avere bisogno di nessuno
) alla rabbia contro un intransigente mondo esterno (Che taccia il ministro, che stia zitto il capo
).
Dalla denuncia (Quello che alcuni ci hanno fatto mi fa provare così tanta vergogna
), alla voglia di giustizia (Veniamo tutti da Adamo e Eva, qualcuno può fare qualcosa di sbagliato, ma ciò non vuol dire che siamo tutti uguali
), fino alla cupa disperazione (Ho guardato in alto al cielo, ma il cielo era così lontano da me
).
Il ritornello (Puoi dirlo ancora
) lega con un filo melodico queste narrazioni solo apparentemente disconnesse
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